La Scheda Ampellografica

Il Terroir del pecorino

Oggi si parla molto di Terroir nell’accezione che tende a considerare fondamentale il rapporto vitigno, cultura vitivinicola e ambiente, ma in passato erano forse meno legati tra loro e più accentuata l’idea di territorialità. Il nome del vitigno si legava semanticamente al territorio d’origine, Pecorino d'Arquata, Pecorina Arquatanella o Pecorino Arquitano.

 

Era convinzione degli antichi la nozione che la qualità del prodotto derivasse unicamente dalle caratteristiche dei luoghi e meno dalla tipologia della pianta. Così, Andrea Bacci, medico di Papa Sisto V. nel 1596 in:” Vino dell’Agro di Ascoli Piceno”, descrive i vini dell’AltoTronto:

Inoltre dalle colline esposte al sole, quelle precisamente che s’elevano dal terreno ricco di sostanze solforose presso le Tenne dell’Acqua Santa per cui l’umidità di quella regione è temperata dalla felice atmosfera naturale, provengono uve splendide che gli industri coloni coltivano badando non tanto alla quantità quanto alla loro perfezione”.

 

Durante la prima diffusione dei vitigni arquatani, le qualità della terra erano considerate di primaria importanza e fonte di prodotti eccellenti, così come le capacità umane. Le modalità di cura del Vino erano accentuate a scapito delle virtù dei vitigni:

Tralascio di parlare a questo punto di altri tipi di vini generosi che si producono in abbondanza in queste campagne, rossi e alcuni non cotti, aromatizzati con uva moscatella o Malvasia. Infatti non v’è dubbio che l’industriosità dell’uomo supera la produttività del terreno e talvolta costringe persino ad essere produttivo un luogo che per sua natura non lo sarebbe”.

 

Di certo l’idea di Terroir già insita si discostava in parte da quella di vitigno e zona climatica, almeno nel suo senso attuale.

 

Era usuale, dal punto di vista botanico, prendere tralci di vite per portarli altrove in altre terre incoraggiandone la diffusione, lo stesso è accaduto al Pecorino. La vite infatti si riproduce attraverso parti della pianta, la cosi detta talea, attraverso i polloni, rametti con gemme tagliate dalla pianta madre ed impiantati. Certamente nel tempo possono avvenire mutazioni genetiche e dare origine a viti figlie con mutazioni. Le piante derivanti per via vegetativa dalla stessa pianta madre e non mutate, nel loro insieme formano il clone. Tecnicamente la definizione di vitigno è molto semplice, l’intera progenie derivante da una vite madre. Ebbene solo i Cloni presi ad Arquata del Tronto sono stati ritenuti geneticamente perfetti ed utilizzati in tutti gli impianti ove le viti portano il nome di Pecorino. Per noi questa fase iniziata nel 1982 è la terza diffusione del vitigno.

 

 

Anche se le prime citazioni di Pecorino, alquanto approssimative, le troviamo nel Bollettino Ampellografico del 1871, dove addirittura non si fa nessun riferimento alla provincia di Ascoli Piceno ed ad Arquata del Tronto, probabilmente per ignoranza. La ragione è che con il termine Pecorino erano identificati gli uvaggi Rosè di tutti i vini della zona centrale adriatica italiana.

 

Il 14 novembre 1875, il Conte Gallo invia al Regio Istituto di Ancona dei campioni da analizzare di vino Pecorino di Arquata del Tronto, ed altri, come si evidenzia dal Bollettino Ampellografico, in figura in basso, Fascicolo VIII, Ministero Agricoltura, Industria e Commercio.

 

In realtà con il termine Vino Pecorino il Conte Gallo invia un tipo di vino e non vitigno, composto da quattro vitigni bianchi, nella foto sottostante quello di forma cilindrica. caratterizzati dal giusto rapporto tra produttività e grado zuccherino. Il sesto d'impianto doveva tenere conto dei vitigni più produttivi ma anche di quelli in grado di integrare il grado zuccherino con delle uve più minute, un'altra tipologia sappiamo fosse denominata Zitellina, ancora presente. Il tutto per ottenere circa 30-35 q.li ettaro. 

 

La seconda diffusione del Pecorino di Arquata è avvenuta tra la fine del XIX e gli inizi XX, nel periodo post fillossera, l'afide americano che ha distrutto la quasi totalità dei vigneti europei del tempo. Ad Arquata del Tronto non è mai giunta e questo ha permesso di recuperare i cloni dei vitigni locali per innestarli sulla vite americana, immune a questa malattia. Abbiamo numerose tracce, racconti e citazioni storiche, nel 1903, ad esempio, Salvatore Mondini nella sua monografia descrive il Pecorino come un Riesling e, proprio nel 1903 la sua  coltivazione è stata diffusa come Riesling italico.  

 

La terza diffusione del Pecorino di Arquata si avrà ad opera di Guido Cocci Grifoni nel 1982, recuperando un tralcio presso un vigneto di Pescara del Tronto, nel comune di Arquata del Tronto ed tutt’ora in atto. La totalità delle vigne di Pecorino provengono dai Cloni Arquatani prelevati su piante madri provenienti da Pescara del Tronto (pag. 45) i soli utilizzati dai Vivai, cito ad esempio Rauscedo (Pecorino B, Clone I, VCR 417, Iscrizione al registro nazionale delle varietà di vite, GU n. 186 del 09/08/2013) per la forma del grappolo con un ala del grappolo. Ciò per puntualizzare che esiste un grappolo a forma cilindrica che chiamiamo oggi sempre Pecorino, foto 2.

 

Abbiamo regalato marze a tutti quelli che ce le hanno chieste, soprattutto cantine abruzzesi, per decenni. Ma purtroppo non ci hanno mai chiesto nulla sulla storia e sulle caratteristiche del vino e dei vitigni, forse per l'intenzione di fare un proprio vino a nostro discapito.

 

Oggi il concetto di terroir si è sicuramente ampliato, rispetto al passato, inglobando assieme, vitigno, territorio, zona climatica, cultura vitivinicola, ma certamente può essere ancor più integrato. Quel che è certo garantisce l’esaltazione degli aspetti qualitativi ed organolettici del vino, lo legano al luogo d’origine e lo rendono riconoscibile.

vino pecorino
Bollettino Ampellografico del 1875, Vino inoltrato da Conte Adriano Gallo di Arquata del Tronto

Foto 2. Esempio di due grappoli di Pecorino.

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